Beholder è l'album di debutto della band italiana Progressive Rock / Metal degli Ypnos ottenuto grazie alla campagna crowdfunding. Ben recensiti dalla nostra redazione abbiamo voluto sapere qualcosa di più sulla band e sul nuovo album.
Ciao ragazzi benevenuti nella nostra webzine. Partiamo con la domanda di rito:
01. Perchè Ypnos
Il nome è l’elemento più vecchio della band. Ypnos (o “Hypnos", nella forma occidentalizzata) era il dio greco del sonno, i cui figli portavano i sogni agli uomini. Perciò è molto legato agli aspetti onirici. Nella mitologia classica i sogni erano sempre portatori di visioni sulla realtà delle cose e sul futuro, un modo per riuscire a vedere eventi e persone da un punto di vista diverso. Diciamo che, oltre a una certa mania verso le tematiche sociopsicologiche di alcuni di noi, è anche una dichiarazione di ricerca di “ciò che non è sempre scontato”, con l’intenzione di non limitarsi a grattare la superficie, ma di andare più a fondo possibile. É ciò che, al meglio di quanto siamo capaci, cerchiamo di fare sia per la nostra musica che nei testi.
02. Prima i testi e poi il sound? Oppure? Come nasce un brano?
Abitualmente prima la musica e poi i testi, ma non sempre; in questo credo siamo molto simili ad altri, anche se forse eccediamo nella destrutturazione. Mi spiego meglio: solitamente l’idea musicale parte da qualcuno (per merito bisogna dire molto spesso dal nostro bassista) che orgogliosamente la porta in sala prove o la manda come provino a tutti. Questa idea viene abitualmente approcciata tutti assieme e passa attraverso un processo che è possibile chiamare “anarchia compositiva destrutturante”, in cui viene musicalmente violentata e malmenata, riducendola ai minimi termini per poi essere ricostruita tutti assieme. É un procedimento che mette a dura prova l’orgoglio di chi ha portato l’idea di base, ma che solitamente restituisce pezzi equilibrati in cui ognuno è in grado di dire la propria sotto l’aspetto musicale e cucirsi addosso linee strumentali su misura. Il testo arriva molto spesso dopo, in base alle atmosfere della musica, anche se nel nostro processo compositivo la voce lavora sempre assieme agli strumenti a livello armonico, soprattutto per definire l’impatto emotivo finale. In alcuni pezzi infatti (soprattutto nei 7 che compongono la concept suite “Tyranny Suite”) la linea vocale è nata assieme al resto della musica, oppure abbiamo lavorato tenendo come riferimenti gli elementi emotivi che avrebbe dovuto avere il pezzo. Quindi sì, musica prima e testo dopo, ma non sempre e non in maniera forse pienamente convenzionale.
03. Chi è la mente della gruppo?
Il gruppo è la mente. Siamo gli Ypnos. Verrete assimilati. Resistere è futile. Haha! Scherzi a parte, siamo un gruppo in cui ognuno porta elementi fondamentali alla funzionalità dell’insieme. Non siamo uno di quei gruppi identificabili con uno dei membri (come potrebbero essere Pain of Salvation, Megadeth o Black Label Society, solo per fare esempi eclatanti).
Viviamo tutti momenti di stanchezza, insofferenza, problemi personali, e questo essere gruppo ha permesso già molte volte di riequilibrare disfunzionalità interne momentanee, che capitano a noi come a tutte le band.
Poi evidentemente ognuno di noi ha una naturale propensione verso aspetti specifici. Il fatto che più comunemente le idee musicali vengano dal bassista, che il batterista sia solitamente quello che propone strutture, limitando gli eccessi, che tastiera e chitarra curino primariamente gli aspetti melodici, ma uno sotto il punto di vista dell’uso delle frequenze e l’altro di quello armonico, o che testi e paranoie siano abitualmente colpa del cantante, è solo una tendenza, non la regola.
04. Siete soddisfatti del vostro debutto?
Molto! Siamo coscienti che si tratti di un’autoproduzione e quindi non ci si poteva aspettare il livello di raffinatezza sonora di album con budget ben più elevati del nostro, ma Roberto Priori di PriStudio ha fatto un lavoro incredibile trasformando la materia grezza che gli abbiamo fornito in un album bello da ascoltare e ben equilibrato. Un prodotto che presentiamo orgogliosamente, anche per il grande sforzo e tempo investito che ha significato per noi.
Probabilmente un album più indicato per un pubblico nord-europeo, o a persone abituate a quel tipo di sonorità, piuttosto che per quello italiano, ma speriamo davvero di essere ben accolti anche in patria, dove il nostro genere rimane ancora un po’ di nicchia, anche se apparentemente in continua crescita.
Siamo anche estremamente avidi di opinioni e recensioni, di qualsiasi tipo purché costruttive. Pur essendo come genitori orgogliosi, il riscontro delle persone che ascoltano Beholder ci è fondamentale per capire, alla fine di tutto, quanto siamo stati in grado di trasmettere ciò che volevamo dire.
05. Cosa avreste voluto cambiare?
Dire nulla sembrerebbe un po’ ipocrita, allora diciamo che vorremmo cambiare “poche cose”.
Durante il cammino di nascita di Beholder ci sono stati molti ostacoli, alcuni dettati dal puro caso, altri di tipo economico e altri ancora che invece avremmo potuto superare più agilmente rispetto a come in realtà è successo. Uno dei rimpianti è avere permesso che i tempi di “gestazione” dell’album diventassero molto più lunghi del dovuto. Sono fattori che portano sempre ad esasperazioni, ma credo ci abbiano insegnato molto.
06. A quali bands si ispira maggiormente il gruppo?
Non siamo in grado di dire band a cui si ispira il gruppo per intero, perché abbiamo gusti musicali molto diversi l’uno dall’altro.
Nelle nostre librerie musicali puoi trovare di tutto a partire dagli anni ’60/’70 ad oggi, compresi elementi poco scontati come l’elettronica anni ’80/’90, il musical o il folk americano.
Di certo, nel genere in cui siamo più facilmente identificati, ci sono alcuni mostri sacri che indicano ciò che oggi è la via principale (Dream Theater, Pain of Salvation, Devin Townsend, Opeth, Transatlantic, Ayreon, etc.), ma non prendiamo nessun gruppo a modello per ottenere un certo tipo di suono. La verità è che uno degli aspetti migliori di questo genere è l’enorme libertà stilistica. Chi ascolta prog rock si aspetta sicuramente arrangiamenti molto curati, un buon livello tecnico, canzoni che non risultino vuote, ma per il resto c’è una grande apertura su qualsiasi influenza musicale ed è proprio il tipo di approccio che cerchiamo.
07. E poi l'incontro con la Sliptrick Record!
Sì, l’incontro con Sliptrick è stato provvidenziale. Dopo avere lanciato la campagna di crowdfunding per la produzione di Beholder, ci siamo posti il serio problema di un'etichetta discografica che lo volesse distribuire e promuovere.
Nel mondo musicale di oggi, in cui chiunque può autoprodursi un disco e buttarlo sul mercato, avere un contratto con un’etichetta di valore è indiscutibilmente fondamentale.
Il caso ha voluto che conoscessimo una band che ci ha parlato molto positivamente della loro esperienza con Sliptrick e così li abbiamo contattati direttamente. Il rapporto è stato fin da subito vicendevolmente entusiastico. Hanno creduto nel valore dei nostri pezzi pur ascoltando versioni demo solo di qualche canzone. Abbiamo ricevuto molto supporto da parte loro e ci sentiamo parte di una bella (e grande) famiglia.
08. Siamo alla fine! Salutate i nostri lettori!!
Continuate a sostenere la libera editoria sul web, unica ancora rimasta per non lasciarsi travolgere dall’onda della musica di massa. Ciao a tutti i lettori digitali di MusicZineOnline
Ciao ragazzi benevenuti nella nostra webzine. Partiamo con la domanda di rito:
01. Perchè Ypnos
Il nome è l’elemento più vecchio della band. Ypnos (o “Hypnos", nella forma occidentalizzata) era il dio greco del sonno, i cui figli portavano i sogni agli uomini. Perciò è molto legato agli aspetti onirici. Nella mitologia classica i sogni erano sempre portatori di visioni sulla realtà delle cose e sul futuro, un modo per riuscire a vedere eventi e persone da un punto di vista diverso. Diciamo che, oltre a una certa mania verso le tematiche sociopsicologiche di alcuni di noi, è anche una dichiarazione di ricerca di “ciò che non è sempre scontato”, con l’intenzione di non limitarsi a grattare la superficie, ma di andare più a fondo possibile. É ciò che, al meglio di quanto siamo capaci, cerchiamo di fare sia per la nostra musica che nei testi.
02. Prima i testi e poi il sound? Oppure? Come nasce un brano?
Abitualmente prima la musica e poi i testi, ma non sempre; in questo credo siamo molto simili ad altri, anche se forse eccediamo nella destrutturazione. Mi spiego meglio: solitamente l’idea musicale parte da qualcuno (per merito bisogna dire molto spesso dal nostro bassista) che orgogliosamente la porta in sala prove o la manda come provino a tutti. Questa idea viene abitualmente approcciata tutti assieme e passa attraverso un processo che è possibile chiamare “anarchia compositiva destrutturante”, in cui viene musicalmente violentata e malmenata, riducendola ai minimi termini per poi essere ricostruita tutti assieme. É un procedimento che mette a dura prova l’orgoglio di chi ha portato l’idea di base, ma che solitamente restituisce pezzi equilibrati in cui ognuno è in grado di dire la propria sotto l’aspetto musicale e cucirsi addosso linee strumentali su misura. Il testo arriva molto spesso dopo, in base alle atmosfere della musica, anche se nel nostro processo compositivo la voce lavora sempre assieme agli strumenti a livello armonico, soprattutto per definire l’impatto emotivo finale. In alcuni pezzi infatti (soprattutto nei 7 che compongono la concept suite “Tyranny Suite”) la linea vocale è nata assieme al resto della musica, oppure abbiamo lavorato tenendo come riferimenti gli elementi emotivi che avrebbe dovuto avere il pezzo. Quindi sì, musica prima e testo dopo, ma non sempre e non in maniera forse pienamente convenzionale.
03. Chi è la mente della gruppo?
Il gruppo è la mente. Siamo gli Ypnos. Verrete assimilati. Resistere è futile. Haha! Scherzi a parte, siamo un gruppo in cui ognuno porta elementi fondamentali alla funzionalità dell’insieme. Non siamo uno di quei gruppi identificabili con uno dei membri (come potrebbero essere Pain of Salvation, Megadeth o Black Label Society, solo per fare esempi eclatanti).
Viviamo tutti momenti di stanchezza, insofferenza, problemi personali, e questo essere gruppo ha permesso già molte volte di riequilibrare disfunzionalità interne momentanee, che capitano a noi come a tutte le band.
Poi evidentemente ognuno di noi ha una naturale propensione verso aspetti specifici. Il fatto che più comunemente le idee musicali vengano dal bassista, che il batterista sia solitamente quello che propone strutture, limitando gli eccessi, che tastiera e chitarra curino primariamente gli aspetti melodici, ma uno sotto il punto di vista dell’uso delle frequenze e l’altro di quello armonico, o che testi e paranoie siano abitualmente colpa del cantante, è solo una tendenza, non la regola.
04. Siete soddisfatti del vostro debutto?
Molto! Siamo coscienti che si tratti di un’autoproduzione e quindi non ci si poteva aspettare il livello di raffinatezza sonora di album con budget ben più elevati del nostro, ma Roberto Priori di PriStudio ha fatto un lavoro incredibile trasformando la materia grezza che gli abbiamo fornito in un album bello da ascoltare e ben equilibrato. Un prodotto che presentiamo orgogliosamente, anche per il grande sforzo e tempo investito che ha significato per noi.
Probabilmente un album più indicato per un pubblico nord-europeo, o a persone abituate a quel tipo di sonorità, piuttosto che per quello italiano, ma speriamo davvero di essere ben accolti anche in patria, dove il nostro genere rimane ancora un po’ di nicchia, anche se apparentemente in continua crescita.
Siamo anche estremamente avidi di opinioni e recensioni, di qualsiasi tipo purché costruttive. Pur essendo come genitori orgogliosi, il riscontro delle persone che ascoltano Beholder ci è fondamentale per capire, alla fine di tutto, quanto siamo stati in grado di trasmettere ciò che volevamo dire.
05. Cosa avreste voluto cambiare?
Dire nulla sembrerebbe un po’ ipocrita, allora diciamo che vorremmo cambiare “poche cose”.
Durante il cammino di nascita di Beholder ci sono stati molti ostacoli, alcuni dettati dal puro caso, altri di tipo economico e altri ancora che invece avremmo potuto superare più agilmente rispetto a come in realtà è successo. Uno dei rimpianti è avere permesso che i tempi di “gestazione” dell’album diventassero molto più lunghi del dovuto. Sono fattori che portano sempre ad esasperazioni, ma credo ci abbiano insegnato molto.
06. A quali bands si ispira maggiormente il gruppo?
Non siamo in grado di dire band a cui si ispira il gruppo per intero, perché abbiamo gusti musicali molto diversi l’uno dall’altro.
Nelle nostre librerie musicali puoi trovare di tutto a partire dagli anni ’60/’70 ad oggi, compresi elementi poco scontati come l’elettronica anni ’80/’90, il musical o il folk americano.
Di certo, nel genere in cui siamo più facilmente identificati, ci sono alcuni mostri sacri che indicano ciò che oggi è la via principale (Dream Theater, Pain of Salvation, Devin Townsend, Opeth, Transatlantic, Ayreon, etc.), ma non prendiamo nessun gruppo a modello per ottenere un certo tipo di suono. La verità è che uno degli aspetti migliori di questo genere è l’enorme libertà stilistica. Chi ascolta prog rock si aspetta sicuramente arrangiamenti molto curati, un buon livello tecnico, canzoni che non risultino vuote, ma per il resto c’è una grande apertura su qualsiasi influenza musicale ed è proprio il tipo di approccio che cerchiamo.
07. E poi l'incontro con la Sliptrick Record!
Sì, l’incontro con Sliptrick è stato provvidenziale. Dopo avere lanciato la campagna di crowdfunding per la produzione di Beholder, ci siamo posti il serio problema di un'etichetta discografica che lo volesse distribuire e promuovere.
Nel mondo musicale di oggi, in cui chiunque può autoprodursi un disco e buttarlo sul mercato, avere un contratto con un’etichetta di valore è indiscutibilmente fondamentale.
Il caso ha voluto che conoscessimo una band che ci ha parlato molto positivamente della loro esperienza con Sliptrick e così li abbiamo contattati direttamente. Il rapporto è stato fin da subito vicendevolmente entusiastico. Hanno creduto nel valore dei nostri pezzi pur ascoltando versioni demo solo di qualche canzone. Abbiamo ricevuto molto supporto da parte loro e ci sentiamo parte di una bella (e grande) famiglia.
08. Siamo alla fine! Salutate i nostri lettori!!
Continuate a sostenere la libera editoria sul web, unica ancora rimasta per non lasciarsi travolgere dall’onda della musica di massa. Ciao a tutti i lettori digitali di MusicZineOnline